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Commento

CANTO QUARTO

1 "Seguendomi la donna, com’io lei

    pria seguitava, co’due giovinetti

    a man sinistra volsi i passi miei.

    Intra lor due avean noi due ristretti.

5 e con più spesso passo n’andavamo

    a riguardare i men cari diletti.

    Andando in tal maniera, noi entramo

    per la gran porta insieme con costoro,

    ed in una gran sala ci trovamo.

10 Chiara era e bella e risplendent d’oro,

    d’azzurro e di color tutta dipinta

    maestrevolemente in suo lavoro.

    Humana man non credo che sospinta

    mai fosse a tanto ingegno quanto in quella

15 mostrava ogni figura lì distinta,

    eccetto se da Giotto, al qual la bella

    Natura parte di sé somigliante

    non occultò nell’atto in che suggella.

    Noi ci traemmo nella sala avante,

20 quasi nel mezzo d’essa, e quivi stando

    vedevam le figure tutte quante. [...]"

(Giovanni Boccaccio, Amorosa Visione, a c. di Pier Giorgio Ricci, Milano, Riccardo Ricciardi, 1965, p.433.)

La prima referenza boccacciana a Giotto si trova nel canto IV dell‘ Amorosa Visione, composta nel 1342.

Il poeta ha deciso, nonostante gli incitamenti della Guida, di sperimen-tare le gioie terrene, anziché seguire subito la faticosa strada che mena alla celestiale beatitudine. Ad indurre il poeta a varcare la porta grande e illuminata molto hanno contribuito le insistenze di due giovinetti (di oscuro significato allegorico, simboli forse delle attrazioni ai piaceri mondani); ed alla Guida non è restato che rassegnarsi a seguire il poeta nella sua visita al mondo dei beni fallaci.

Il poeta entra quindi nella sala del trionfo della gloria mondana. Sulle quattro pareti sono raffigurati i trionfi dell’ingegno, della potenza, della ricchezza e dell’amore (RICCI, 1965, p.433, nota).

È in questo contesto particolare che Boccaccio richiama, per la prima volta, l’attenzione del lettore sulla genialità artistica di Giotto. All’avviso di Boccaccio poeta, Giotto è l’unico pittore i cui dipinti siano paragonabili a quelli raffigurati nella sala del trionfo della gloria mondana. La natura, dice il poeta, non nasconde a Giotto, nell’ atto della creazione, parte alcuna di se stessa. Il che vale a dire che Giot-to seppe magnificamente riprodurre, disegnando, l’intero creato (RICCI, nota, p.433).

Dante e Giotto sono, inoltre, gli unici artisti contemporanei inclusi nel Trionfo della Fama (FALASCHI, 1972, p.6).

Questo fatto sottolinea ulteriormente la stima altissima di Boccaccio per il genio artistico di Giotto.