Cenni generali sulle fonti della Novella.

Per ciò che concerne le mediazioni letterarie tramite le quali Boccaccio ha potuto entrare in contatto con il romanzo antico la Brambilla Ageno si esprime vagamente nella maniera seguente: «Della novella decameroniana II 7 sono state indicate in passato fonti tardo-greche, orientali, medievali latine e volgari». Picone a questo proposito è più esplicito e concreto fornendo anche degli esempi. Secondo lui alcune trame romanzesche come l'Apollonio di Tiro o quello delle avventure di Alessandro Magno sono state tramandate direttamente dal mondo antico a quello medievale. Un'altra fonte di infiltrazione è situata da Picone nel romanzo latino come per esempio l'Asino d'oro di Apuleio nel quale sono riscontrabili alcuni temi tratti dal romanzo ellenistico. La probabile conoscenza del Boccaccio di tale romanzo viene rafforzata dal fatto che due novelle del Decameron, la V.10 e la VII.2, si basano su quel romanzo. A parte queste possiblili radici letterarie, Picone ne elenca altre due. Da una parte le opere agiografiche delle vite di alcuni santi come quella di Sant'Eustachio o di Sant'Uliva e Sant'Orsola, e dall'altra la cultura bizantina con la quale la corte angioina, dove si formò Boccaccio, aveva uno stretto legame. Per quel che riguarda la fonte diretta della novella di Alatiel le voci critiche si dividono in quattro correnti: Hauvette , Landau e Picone vedono come fonte diretta le Efesiache di Senofonte Efesio :« Dans la nouvelle d'Alatiel (II.7), il a commencé par raconter les aventures d'une femme que son extraordinaire beauté expose aux entreprises les plus dangereuses pour sa vertu, un peu comme l'Anthia de Xénophon d'Ephèse, avec cette difference essentielle que l'héroïne grecque réussissait à rester chaste; (Hauvette 1914, p.247.)».« Die Abendteuer der Prinzessin von Babilon (II.7) sind den der Antias im Romane des Xenophon von Ephesus nachgebildet. (Landau 1869, p.92.)» Il romanzo antico racconta infatti le avventure di due giovani e bellissimi amanti che, dopo essere stati separati per un capriccio del caso, vivono una serie infinita di peripezie tese a distruggere l'amore che l'uno prova per l'altra, fino ad essere ricongiunti di nuovo e restituiti alla loro felicità iniziale. E questo lo schema narrativo sviluppato nelle Efesiache di Senofonte Efesio, giustamente ritenuto l'intertesto più prossimo alla novella di Alatiel(Picone).
Lee da parte sua riconosce una certa somiglianza tra la novella di Alatiel e le Efesiache ma sottolinea che questa somiglianza è minima:«The resemblance, however, is very slight, and, as has already been pointed out by Schmidt and Du Meril, merely consists in the antique setting.» (Lee, 1967, 37.) La Brambilla Ageno rappresenta la terza corrente e vede, basandosi su Bruce, al Roman de Tristan en prose come possibile fonte della nostra novella: « Adesso che una (pur molto parziale) edizione del Roman de Tristan en prose permette di fare raffronti più attenti, non di puro contenuto ma anche di forma, è possibile affermare che non sembrano esservi dubbi sulla derivazione» (Brambilla Ageno 1977, p. 146.). Una quarta ma forse meno plausibile teoria potrebbe essere quella di focalizzare il tema della virgo restituita e considerare l'epos indiano Mahabharata come possibile fonte parziale. Di questo avviso sono Hauvette , Lee e Thoma:« ... puis à la fin de son odyssée, contre toute attente, Alatiel est accueillie comme vierge par l'époux a qui elle était dés longtemps destinée- ce qui rappelle le thème assez répandu de la jeune fille qui , après une ou plusieurs fautes, obtient de recouvrer miracu- leusement sa virginité. »(Hauvette 1914, p.247.) Nella nota Hauvette poi aggiunge due esempi tra i quali quello della principessa Midhavi del Mahabarata che dopo aver dato alla luce quattro figli ridiventa vergine dopo ogni parto. «There is much resemblance with the tale in the "Mahabharata, Oudyoga-Parva" of the Princess Midhavî, who after she had born sons to three kings is married to a fourth as a virgin...» (Lee 1967, p. 37.) La novella di Alatiel occupa un posto particolare, in quanto si inserisce solo in modo molto generale nello schema contaminazione- trasformazione delle fonti. Il tema della virgo restituta é presente, per es., già nell'epos indiano Mahabharata. (Thoma, 1977, p. 20.) A questo punto conviene ricordare la trama del romanzo delle Efesiache di SENOFONTE , più volte considerata come intertesto più prossimo alla novella di Alatiel. Due giovani ragazzi Anzia e Abrocome, entrambi di una tale bellezza da destare meraviglia, si innamorano e si sposano. Questo inizio positivo ha in comune con quello di Alatiel, l'accento sulla smisurata bellezza che verrà sottolineato varie volte anche nel seguito del romanzo: «... Abrocome, un portento di bellezza quale mai c'era stato prima, ...»(Abrocome e Anzia, p. 187), «Anzia, figlia di Megamede e di Evippe, cittadini d'Efeso. La sua bellezza era tale da destare meraviglia, e superava di molto quella delle altre giovinette.»:(p.188), «O bellezza funesta a tutti e due!»:( p. 202), «-Ahimè! questa nostra bellezza ha tramato ai nostri danni:»(p. 210), etc. La differenza tra i due testi è la focalizzazione sulla coppia felice nel caso di Anzia e Abrocome e la riduzione della coppia all'elemento femminile nella novella di Alatiel. Al cospetto delle profezie del oracolo di Apollo che gli presagisce un lungo periodo di mala sorte seguito da un lietissimo fine, i due giovani si giurano castità:«..., tu che mi resterai casta e che non sottostarai alle voglie di alcun altro uomo, io che non conviverò con alcun'altra donna»(Abrocome e Anzia, p.196). Ma durante un viaggio, e qui inizia il mezzo negativo, i due protagonisti vengono esposti a «mille disavventure» causate dall'intervento del destino crudele, tra le quali una cattura da parte di pirati, intrighi, prigionie, naufragi, un'assassinio di marito e tentativi di violenza carnale. Ma nonostante tutte queste avversità e tutto questo disordine sia Anzia che Abrocome al contrario di Alatiel si restano fedeli. Quindi mentre Anzia resiste a sei uomini, Alatiel giace con otto. La similitudine consiste nel risultato finale che è in entrambi i casi lo stesso. Anzia è ricongiunta ad Abrocome intatta: «...; ma ti sono restata fedele escogitando ogni espediente per preservare la mia castità» (p. 248) ed Alatiel ritorna vergine dal padre e in seguito dal suo futuro marito «per pulcella». I finali positivi si distinguono comunque dal fatto che, mentre Anzia parte dallo stato A, supera le difficoltà dello stato B e ritorna allo stato iniziale A; Alatiel parte dallo stato A, supera pure le avversità dello stato B, ma poi raggiunge uno stato C che rappresenta una maturazione e progressione dello stato A. In sostanza Alatiel trapassa un processo di maturazione intellettuale che la fa evolvere da ragazza merce e silenziosa a donna matura che con parole sue è in grado di vendersi per quello che non è più. Picone a questo proposito afferma: «l' inversione del segno da positivo in negativo comporta però una valorizzazione da parte di Boccaccio dell' esperienza negativa per raggiungere una positività più alta e sicura. In effetti, alla circolarità chiusa del romanzo, la cui fine ripropone la situazione dell'inizio, si contrappone la circolarità aperta della novella, la cui fine rappresenta un nuovo inizio, solo apparentemente simile al vecchio inizio». Anche nella prima parte del Roman de Tristan che narra delle vicende degli antenati di Tristan, troviamo episodi che ricordano alcune scene della nostra novella: Sador un giovane deciso a prendere moglie s'innamora di Chelinde, figlia del soldano di Babilonia, trovata da Sador su un lido in un vascello quasi completamente distrutto da una tempesta. Questo naufragio è comparabile a quello di Alatiel, con Sador come Pericone che s'innamora di una donna già promessa ad un'altro. (Chelinde come Alatiel era stata promessa dal padre al re di Persia). Ciononostante Sador colpito dalla sua bellezza: «La demoisele estoit apelee Chelinde, et estoit de tres grant biauté« (Roman de Tristan, par.7) la fa battezzare e la sposa. E fin qui l'inizio positivo. Ma anche in questo testo l'inizio positivo è seguito dal mezzo negativo. I due protagonisti Sador e sua moglie Chelinde verranno separati durante un viaggio e confrontati separatamente a diverse disavventure come tempeste, matrimoni forzati, tradimenti, assassini, giganti cannibali, guerre etc.. La fine a differenza della novella di Alatiel è tragica: Chelinde sarà colpita da un fulmine dopo aver tentato di ardere vivo suo figlio Apollo da lei sposato, secondo lo schema oedipusiano, ignara della sua identità. Il ragazzo, era anteriormente stato allontanato dal padre Canor dopo un sogno premonitore che gli annunciava la morte per mano del figlio. Ma occupiamoci dettagliatamente delle avventure alle quali Boccaccio possibilmente si ispirò. Naburzadan, fratello di Sador, in assenza del fratello andato a caccia, violenta Chelinde. Naburzadan come Marato tradisce il fratello. La sola differenza consiste nel fatto che nel romanzo francese non è il traditore a commetere il fraticidio, ma il fratello ingannato, ossia Sador. A questo punto Sador e sua moglie Chelinda sono costretti a fuggire e s'imbarcano su di una nave dove poco dopo per varie ragioni, saranno separati. Gli altri elementi chiave che uniscono i paragrafi 4 a 171 del Roman de Tristan con la novella di Alatiel sono l'inganno e l'omicidio commessi dall'ospite nei confronti dell'oste. Nel romanzo francese si narra che re Canor divenuto con forza marito di Chelinde trova addormentato presso una fonte re Pelias di Leonis smarritosi nella foresta. Canor conduce Pelias al suo castello dove vive anche la regina Chelinde che Pelias già amava. Re Pelias si sveglia quindi durante la notte e scorge re Canor vicino alla finestra in compagnia del suo ciambellano. Pelias allora con la spada in mano si getta su di loro. Canor dallo spavento cade dalla finestra, mentre il ciambellano viene ucciso da Pelias. In seguito re Pelias giace con Chelinda che pensa si tratti di suo marito. Questa scena deve ricordarci l'episodio del prenze della Morea e del duca di Atene. Brambilla Ageno, che si è occupata detagliatamente del confronto tra il romanzo e la nostra novella scrive: «I punti di contatto col racconto boccaccesco sono evidenti: l'accenno al gran caldo, il re che gode il venticello notturno alla finestra, l'esitazione del rivale prima d'intraprendere il tradimento, il precipitare dalla finestra della vittima e la successiva uccisione, nel romanzo del ciambellano che teneva compagnia al re, nella novella del cameriere del principe, complice del primo delitto». La Ageno (Una fonte della novella di Alatiel, in «Studi sul Boccaccio»,X,1977, pp.145-48) è convinta che questa parte del romanzo possa fungere da fonte ispiratrice per la nostra novella: «Pur nella diversità delle vicende particolari, l'errare involontario per differenti paesi e la molteplicità dei casi per cui la donna passa dalle mani di un uomo a quelle di un altro, sono nelle due narrazioni assai simili. Che il Boccaccio abbia cavato dalle suggestioni del romanzo francese un racconto più fuso e unitario, con un suo significato sottilmente comico, non toglie realtà a quelle suggestioni»(p.148).