Il perché del progetto

La presente piattaforma digitale è stata realizzata nel quadro del progetto di ricerca Il perché de «La Chiosa» (1919-1927). Transculturalità e modelli identitari in un periodico al femminile in età fascista, finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica (2019-2020) e diretto da Valeria Iaconis presso l’Università La Sapienza di Roma e il Volda University College (Norvegia).

Obiettivi e risultati della ricerca

A cento anni dalla sua fondazione, il progetto ha inteso studiare il settimanale «La Chiosa» con due approcci diversi: uno basato sul close-reading dei suoi articoli e l’altro su metodi di analisi quantitativi. Quella dell’attività de «La Chiosa» è una breve parentesi nel periodo tra le due guerre e la rivista, come afferma la sua fondatrice, Flavia Steno, è “piccola, povera e fierissima”. Il settimanale tirava circa 6’000 copie e le distribuiva principalmente in Liguria, una zona tutto sommato periferica rispetto ai grandi centri culturali del primo dopoguerra. In più, mai riuscirà ad ottenere un’indipendenza economica, ma graviterà dal 1919 al 1925 nel grande trust editoriale dei fratelli Pio e Mario Perrone e poi, fino alla fine delle pubblicazioni, nell’orbita del quotidiano fascista «Il Giornale di Genova». Fiera, però, lo è stata certamente, sia per la sua aperta opposizione al fascismo sia per la sua pervicace difesa e diffusione di modelli identitari femminili non appiattiti su quello della ‘madre e moglie ideale’, che affonda le sue radici già nell’Italia liberale e si rafforza nel Ventennio. Eppure «La Chiosa» si tiene ai margini del femminismo, dichiarandosi anzi spesso “antifemminista” e pubblica alle volte, in nome dell’apertura delle sue colonne a tutte le voci e riflessioni, contributi apertamente reazionari.

Un’esperienza marginale rispetto a altre testate ben più diffuse e studiate, insomma, ma non per questo trascurabile se si intende sondare l’inestimabile contributo delle donne al dibattito pubblico e al panorama culturale dell’Italia del Novecento.

La struttura del sito

Il sito contiene e rende fruibili i principali risultati della ricerca. La sezione La storia de «La Chiosa» riassume i punti salienti del percorso editoriale della rivista e mette a disposizione degli e delle utenti alcuni dei materiali d’archivio della Fondazione Ansaldo che sono stati utilizzati in fase di ricerca. La sezione La redazione de «La Chiosa» contiene delle schede bio-bibliografiche su circa 100 giornaliste e giornalisti. In tutto sono circa 600 i membri della redazione de «La Chiosa»: è stato quindi necessario effettuare una scelta sulla base dell’entità della collaborazione e del rilievo degli articoli di volta in volta pubblicati.

Nella sezione Temi si trovano delle schede su alcuni filoni tematici esplorati da «La Chiosa» e su alcune sue rubriche fisse (come i referendum tra le lettrici e le corrispondenze dall’estero), con lo scopo di illustrare almeno una parte dell’intensa attività della rivista.

Al metodo di ricerca basato sul distant reading, invece, fa riferimento la sezione La ricezione. La banca dati contiene informazioni su tutte le persone, le pubblicazioni e gli eventi che «La Chiosa» ha discusso, commentato, citato, o anche solo menzionato o elencato nel corso della sua attività. L’importanza dei dati resi fruibili da questa piattaforma è duplice: da un lato, essi rendono conto della circolazione della cultura nell’Italia degli anni Venti: su quali esperienze e personalità italiane ed estere venivano informate le lettrici de «La Chiosa»? Con quanta attenzione e esaustività?

Dall’altro, i dati evidenziano quanta parte del nostro passato recente è stata esclusa dalla memoria collettiva ed è caduta nell’oblio. E questo è particolarmente vero quando si parla di donne, non tanto (meglio: non soltanto) perché si sono dimenticati i nomi, le pubblicazioni e le attività di autrici e mediatrici culturali (lo spazio della memoria è ristretto e dimenticare è fisiologico, scrive Aleida Assman), ma soprattutto perché si è così persa memoria del contributo delle donne alla vivacità della vita culturale su un piano transnazionale (che hanno animato con i loro scritti, con le loro traduzioni, con le loro reti). Così, a tutt’oggi, le storie letterarie offrono una visione parziale dei circuiti della cultura, considerando solo metà degli attori in scena: gli uomini. Ripescando dalle colonne de «La Chiosa» e dagli archivi cartacei e digitali circa 2’000 donne, questo progetto (e quelli da cui si è lasciato ispirare ((Il riferimento è alle ricerche effettuate nell’ambito del progetto New approaches to European Women’s Writing (Dutch Research Council – NWO; 2007-2010), della COST Action Women Writers In History (2009-2013), del progetto COBWWWEB (CLARIN-NL – 2013-2014), e del progettoTravelling TexTs (HERA, 2013-2016).)) ) ha tentato non solo di aggiungere nuove conoscenze a quelle già acquisite, ma di proporre un nuovo punto di vista, che includa e dia il giusto peso alla presenza delle donne nella sfera culturale, invece di considerarla accidentale e accessoria.

Contatto: Segreteria della Cattedra di letteratura italiana (segrlettit@rom.uzh.ch)
Ultimo aggiornamento: Dicembre 2020